La dolce inclusione che parla anche senegalese

Tutela ambientale, recupero delle tradizioni, rigenerazione urbana e sosteniblità. Un insieme di buone pratiche che la cooperativa “Al Kharub” mette in pratica ad Agrigento. Nella Valle dei Templi, poi, è impegnata in un progetto di tutela ambientale attraverso l’allevamento e la tutela dell’ape nera sicula, il cui miele diventa ingrediente di molti piatti del ristorante “Ginger People & Food”, che ha aperto nel 2016 e che propone cucina siculo -senegalese

di Gilda Sciortino, 15 maggio 2023

vere come finestra sul mondo il Parco archeologico della Valle dei Templi non è da tutti soprattutto se, immersi in questo palcoscenico storico naturale, nel quale sorge il Giardino della Kolimbetra, da tempo si lavora per reintrodurre nel territorio l’ape nera siciliana, presidio Slow Food, ospitando alveari di apicoltori locali. Un percorso di tutela e salvaguardia dell’ambiente, che da tempo vede diversi attori del territorio lavorare sinergicamente per mantenere l’habitat naturale, ma che in determinati casi riesce a fondere i temi dell’inclusione e della sostenibilità, integrando arte e artigianato, ambiente e tradizioni gastronomiche per dare vita a una realtà che riesce a dare risposte concrete ai bisogni del territorio.

Si chiama “Apeoperosa” il progetto che la cooperativa sociale “Al Kharub” sta gestendo, finanziato dalla Fondazione di Comunità di Agrigento e Trapani attraverso il bando “Ripartenze inclusive” e dal crowdfunding attivato in collaborazione con il Comune di Agrigento nel quartiere di Villaseta,

Le Arnie Di Apeoperosa

Un progetto che sa di buono da tanti punti di vista, per esempio perché sta creando un percorso di reinserimento di giovani in situazioni di fragilità offrendo loro un’opportunità formativa e professionale, ma anche in quanto, attraverso la realizzazione di un laboratorio di piccola falegnameria, sta consentendo di costruire e, nel caso, riparare arnie e attrezzature di apicultura, per esempio i cassettini portasciami, che potranno salvaguardare l’ape nera sicula. Un luogo in cui potere formare e avviare i ragazzi a un’attività artigianale, che rischia di scomparire, attraverso un progetto che contiene la cura nell’integrazione sociale dei soggetti fragili, nella tutela ambientale, così come nella trasmissione delle tradizioni.

«Siamo nati nel 2011 come cooperativa sociale di tipo misto prevalentemente per l’inserimento lavorativo di persone con svantaggio – spiega Carmelo Roccaro, presidente di “Al Kharub ” –. Abbiamo cominciato ad allevare api nel 2012 aderendo al progetto nazionale “Apeslow” curato dal “Cra Api“, l’ Istituto Nazionale di Apicoltura e Bachicoltura di Bologna, insieme alle Università di Palermo e Catania e alcuni apicoltori del territorio. In questo momento abbiamo anche la concessione del marchio “Diodoros”, brand dei prodotti del Parco archeologico della Valle dei Templi, parte del progetto di valorizzazione del paesaggio attraverso la rivitalizzazione delle antiche produzioni che vanno dalla viticoltura all’olivicoltura, dalla mandorlicultura sino all’allevamento delle api ».

Ma c’è di più. Da un anno e mezzo, infatti, grazie all’impresa sociale “Con i Bambini”, la cooperativa sta partecipando al progetto “Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione“, capofila Slow Food International, creando un ponte tra Torino e Agrigento per dare modo a 60 minori stranieri non accompagnati, di età compresa tra i 17 e i 21 anni, suddivisi al 50 per cento tra le due città, di essere accompagnati in un’attività di formazione, tirocinio e inserimento lavorativo nell’ambito della filiera agroalimentare. Percorso nel quale è stato anche sviluppato un progetto di cohousing che favorisca la loro autonomia lavorativa soprattutto nel momento in cui diventeranno maggiorenni, inserendoli in corsi cucina, di apicoltura, potatura e innesto che possano trasformarsi in progetti imprenditoriali in grado si stare conle proprie gambe sul mercato.

Apeoperosa Ad Agrigento

Grande il valore di questo percorso anche per il luogo in cui sorge il laboratorio di “Apeoperosa”, ossia Villaseta, uno dei quartieri piu difficili di Agrigento, nel quale la cooperativa lavora da tempo insiene alle altre associazioni e alla parrocchia, nell’ottica di presidio di legalità.

«Un quartiere abbandonato – prosegue Roccaro – in cui in pochi fanno ingresso perchè ha una brutta fama, ma noi vogliamo ribaltare questa immagine ripristinando il tessuto sociale di una volta, riportando le attività economiche. Impressionante vedere oggi abbandonato il vecchio centro commerciale, pensando che sino agli anni ’80 pullulava di attività commerciali. Chi conosce Villaseta ricorda la bellezza di una volta. Non è molto distante dal mare, dalla Valle dei Templi, aveva tutte le caratteristiche per rappresentare una realtà di avanguardia. Nel tempo, però, qualcosa non ha funzionato, così è diventato un quartiere difficile dove c’è molta disoccupazione e le problematiche sociali sono numerose, ma noi stiamo facendo di tutto per offrire alla comunità un quartiere da vivere nuovamente e di cui andare orgogliosi».

La Brigata Di Ginger

Un viaggio che ha nel tempo portato la cooperativa a sviluppare il settore della ristorazione, nel quale alcune ricette hanno come ingrediente anche il miele prodotto all’ombra dei meravigliosi templi e che, neanche a dirlo, va a tuba tanta la sua bontà.

«L ’attività di ristorazione – racconta ancora Roccaro – in un primo tempo era un take away di cucina africana perchè la nostra cuoca, Mareme Cisse, è senegalese. Grazie alle sue abilità e alla grande capacità di sperimentare, abbiamo deciso di trasformarci in ristorante offrendo un tipo di cucina più legato al territorio con prodotti tipici locali, ovviamente sempre presidi Slow Food. Proponiamo una cucina che altro non è una rielaborazione delle ricette siciliane, senza fare mancare le influenze senegalesi ».

È, quindi, nel 2016 che nasce “Ginger People & Food ”raccogliendo un enorme successo sin da subito. Nel 2019 Mareme, inoltre, vince un’edizione del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo e il ristorante balza agli onori della cronaca portando la sua fama oltre lo Stretto. Nello stesso anno ecco arrivare il riconoscimento dei campionati del mondo di “Cuochi d’Italia”, passati su Sky. Un’apoteosi di successo, alla quale, purtroppo, segue dopo pochi mesi il Covid. Una battuta di arresto che però, non scoraggia nessuno del team, decidendo di tenere duro e aspettare tempi migliori. Che sono arrivati, tanto che “Ginger” è oggi inserito nella guida delle “Osterie d’Italia” di Slow Food che quest’anno ha portato la chiocciola, riconosciuta ai migliori ristoranti presenti nella stessa prestigiosa guida.

Mareme Ciss

«Per la prima volta – aggiunge in conclusione il presidente di “Al Kharub”- si riconosce a una cuoca non italiana, che porta un’innovazione non strettamente legata alla cucina tradizionale, un ruolo importante nel veicolare un nuovo concetto di gastronomia che ormai, qualunque cosa se ne dica, viene condizionata da tante variabili. Per esempio, l’utilizzo delle spezie che Mareme ama, non è così scontato, anche perché in pochi le sanno usare bene. E’ il segno di qualcosa che sta cambiando anche nello scambio con altre culture, in questo caso di tipo gastronomico. Ovviamente, tutto quello che proponiamo nella nostra cucina utilizza prodotti che arrivano dal territorio, compreso il nostro miele. Il cous cous, per esempio, viene preparato con metodologie tradizionali usando grandi antichi siciliani biologici. Pensate che arrivano da San Vito e da Trapani per gustarlo. Veicoliamo anche gli agrumi, biodiversità che si trovano solo negli antichi giardini e che facciamo assaggiare a tutti i nostri graditi ospiti ».

Una cucina che affonda le radici nella cultura e nella storia siciliana, ma che è anche orgogliosamente nera, come ama definirla l’energica cuoca senegalese, anima e cuore di “Ginger”.

«Adoro lavorare qui, ma soprattuto sapere di avere contribuito a far crescere questa attività – afferma la stessa Mareme, 42 anni, in Italia dal 2004 -. La nostra è una squadra che si è formata con il tempo e che, grazie al cibo da asporto che proponevano all’inizio, è cresciuta. Io ho sempre cucinato perchè con i miei genitori gestivo un ristorante a Dakar. Diciannove anni fa ho deciso di raggiungere mio marito che era in Italia e ho portato il mio bagaglio di esperienze nel vostro Paese, che ora è anche il mio. Mi piace quando le persone che decidono di passare una serata nel nostro locale vanno via con il sorriso sul volto. Per noi l’accoglienza è fondamentale, è come aprire le porte di casa nostra ».

Ma c’è un sogno ancora da realizzare ?

«Sinceramente il mio sogno l’ho già realizzato – conclude la giovane donna senegale -. È la stabilità, peraltro conquistata in una realtà, “Al Kharub”, nella quale si cresce giorno dopo giorno tutti insieme. A dire il vero un desiderio lo avrei. Vorrei che un un giorno “Ginger” diventasse un franchising che, dopo Agrigrento, aprisse a Palermo, Milano e, perché no, anche in Senegal. Sarebbe una bella soddisfazione per tutta la squadra. Magari è solo un obiettivo, più vicino di quel che penso».

#Apeopoerosa: inaugurato il laboratorio di piccola falegnameria con il sostegno della Fondazione Comunitaria Agrigento e Trapani

AGRRIGENTO-Nel quartiere di Villaseta è stato inaugurato il laboratorio di piccola falegnameria per l’apicoltura del Progetto Apeoperosacurato dalla cooperativa sociale Al Karhub, finanziato da una campagna di crowdfunding e con il sostegno messo in campo dalla Fondazione comunitaria Agrigento-Trapani. Il progetto, ha previsto il recupero e l’arredo di un locale per l’avvio di attività di formazione e di piccola manutenzione delle attrezzature apistiche rivolto a persone e giovani in condizioni di svantaggio.

“Il laboratorio – ha dichiarato Carmelo Roccaro, che dirige la cooperativa sociale Al Kharub – si pone come presidio di animazione anche con i ragazzi del quartiere, insieme alla rete di associazioni di coloro i quali sono molto attivi in ambito sociale in un territorio difficile, oltre agli enti presenti come la parrocchia e la scuola”.

All’inaugurazione ha preso parte anche l’assessore comunale Marco Vullo che da anni, anche da semplice consigliere, si è occupato del quartiere di Villaseta, molto spesso abbandonato e dimenticato. “La falegnameria sociale – ha dichiarato il rappresentante della Giunta comunale guidata dal sindaco Franco Micciché – è un punto di partenza per delle buone prassi che si estrinsecano nel progetto Ape operosa, che ha visto la cooperativa sociale Al Kharub protagonista nella nascita di questo laboratorio in un quartiere complicato, ma che ha voglia di crescere come Villaseta”.

Inoltre l’Amministrazione comunale insieme alla Fondazione comunitaria di Agrigento-Trapani, Ttt (Tierra Techo Trabajo), Ufficio Esecuzione penale esterna Agrigento, Associazione volontari di strada e altri, hanno creato un network che ha in cantiere altre iniziative che avranno un riverbero nei processi di crescita socio-economica e di integrazione educativa e lavorativa.

“Posso assicurare – ha concluso l’assessore Vullo – che il Centro commerciale di Villaseta avrà finalmente un restyling e diventerà un laboratorio di iniziative per i giovani e per attività formative e di inclusione sociale. Il cantiere è partito e saremo pronti alle prossime sfide nei processi di cambiamento e crescita sociale”.

Agrigento, una piccola falegnameria per rilanciare Villaseta

2 marzo 2023

VILLASETA – NUOVO PROGETTO DI APICOLTURA

L’Ape nera sicula al Giardino della Kolymbetra del FAI

Al Giardino della Kolymbethra sono arrivate le arnie che ospitano una razza di ape che era considerata estinta: l’ape nera siciliana. Oggi grazie a un progetto promosso dal Parco della Valle dei Templi, al quale collabora anche il FAI, la specie si sta diffondendo in quest’area di straordinario valore archeologico e paesaggistico.

In occasione della Giornata Mondiale delle Api (il 20 maggio) abbiamo una notizia: la famiglia delle api del FAI è cresciuta! Durante le Giornate FAI di Primavera abbiamo installato tre nuove arnie al Giardino della Kolymbethra nel Parco Archeologico della Valle dei Templi ad Agrigento: il quattordicesimo Bene della Fondazione a ospitare alveari di apicoltori locali, con il comune intento di tutelare le api e sensibilizzare i visitatori sull’importanza di questi preziosi insetti impollinatori.

Le nuove arrivate, che alleviamo nel nostro Giardino insieme alla cooperativa Al Kharub, hanno una storia da raccontare: una storia di successo legata al recupero di una specie a rischio di estinzione, quell’ape nera sicula (Apis mellifera siculache per secoli ha popolato la Sicilia ed è stata fondamentale per le apicolture locali. Finché negli anni Settanta del secolo scorso si preferì allevare l’ape mellifera ligustica, conosciuta anche come “ape italiana”. Una scelta dettata dalla sua maggior capacità produttiva e da un più elevato grado di adattabilità alle diverse condizioni climatiche: requisiti che la elessero specie “vincente” in termini evolutivi, tanto da assegnarle in pochi decenni il primato di specie più allevata in Italia e nel mondo e di affermarla anche nell’immaginario collettivo che oggi identifica l’ape generica con la sua livrea gialla e nera.

Sono però più di 20.000 le specie di api conosciute al mondo e, di queste, 151 sono native dell’Italia.

Sono anche scure, grigie, oppure nerissime, solitarie e selvatiche, e costituiscono, in questa diversità, un patrimonio genetico da salvaguardare. L’ape nera sicula, ad esempio, ha l’addome molto scuro, una peluria giallastra e ali più piccole rispetto a quelle dell’ape italiana. Ha inoltre una peculiarità tutta sua: si tratta dell’unica ape europea di origine africana essendo una sottospecie dell’ape nera nativa di questo continente, della quale nel tempo ha perso l’aggressività.

ape nera
Apis mellifera sicula | ph. wikipedia

Ma torniamo alla sua storia. Come per tutte le scelte, c’è sempre una conseguenza: la propensione degli apicoltori siciliani a investire sull’ape ligustica, sostenuta anche da una sua naturale attitudine a integrarsi facilmente con l’uomo, ha prevedibilmente portato la popolazione di ape nera sicula sull’orlo dell’estinzione.

Fino a quando, nel 2008, in un vecchio apiario abbandonato da anni a Carini, in provincia di Palermo, è stato rinvenuto un ceppo di ape nera sicula che, grazie a un progetto dedicato, è stato trasferito per la riproduzione sulle isole Eolie, un contesto dove l’assenza di altre sottospecie di api avrebbe consentito di mantenere puro il suo patrimonio genetico.

L’ape nera è un insetto docile e tranquillo e resta produttivo anche quando il termometro supera i 40°. Oggi, lentamente, l’ape nera sta ricolonizzando la Sicilia e uno dei progetti più significativi di recupero e salvaguardia della specie è quello sviluppato proprio dal Parco Archeologico della Valle dei Templi, che ha iniziato a produrre miele da ape nera anche grazie all’inserimento lavorativo di persone con svantaggio sociale tramite la cooperativa sociale Al Kharub.

Da qualche settimana, il Giardino della Kolymbethra, offre il suo contributo al progetto di ricolonizzazione dell’ape nera sicula avviato dal Parco della Valle dei Templi, ospitando tre arnie in un angolo protetto del suo ambiente fornendo alle api un contesto amico, ricco di fiori e curato senza l’utilizzo di insetticidi dannosi.

Le api, insieme gli altri insetti, hanno un ruolo fondamentale nel nostro ecosistema, da loro dipende la produzione di un terzo del nostro cibo. Le api svolgono infatti un servizio indispensabile: l’impollinazione, senza la quale perderemmo il 75% delle piante selvatiche e l’80% delle specie botaniche coltivate in Europa, tra cui frutta e verdura.

https://fondoambiente.it/news/lape-nera-sicula-al-giardino-della-kolymbethra?fbclid=IwAR0IiP9n8DFwqqGk2LTUFgrTRhCNN2TkEDsftuzAQXusX0VHXdhlmBQCncE

Youth&Food: cibo ed inclusione a Torino ed Agrigento per 60 minori stranieri non accompagnati

Vengono dal Benin e dal Mali, dal Pakistan, dal Senegal e dal Maghreb, hanno tra i 17 e i 19 anni, il bagaglio pesante di chi ne ha già viste tante e la luce di chi comunque ancora crede di avere una chance di realizzare il proprio sogno attraverso il cibo, imparando un mestiere, inserendosi in una nuova comunità, raccontando una storia, la propria, a chi vorrà ascoltarla. 

Sono i primi 30 giovani, ragazze e ragazzi, che partecipano al percorso di inclusione sociale, lavorativa e abitativa previsto dal progetto Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Messo a punto da Slow Food, il progetto si svolge nell’arco di tre anni e coinvolgerà in tutto 60 minori stranieri non accompagnati nelle città di Agrigento e Torino, grazie alla collaborazione con Al Kharub cooperativa sociale, Sanitaria Delfino Società Cooperativa Sociale, Coop.Meeting Service Catering, Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (AMMI), Comune di Torino, Servizio VIII – Centro per l’Impiego di Agrigento, C.P.I.A. di Agrigento.

In questi giorni in cui il nostro sguardo è rivolto al vicino Est, l’avvio delle attività del progetto ci riporta a una realtà che da anni passa sotto i nostri occhi ormai quasi inosservata, quella dei minori che arrivano in Italia non accompagnati, che stando ai dati del 31 dicembre 2021 della Direzione Generale dell’Immigrazione del ministero del Lavoro, sono 12.284, il 73,5% in più rispetto all’anno precedente. 

Il progetto Youth & Food si divide in più fasi che prevedono un modulo di formazione – dai corsi di italiano alle nozioni sui diritti dei lavoratori, dall’apicoltura alla cucina internazionale – un periodo di stage, la creazione di start up in ambito agricolo e gastronomico e l’indipendenza abitativa.

Le api, l’innesto e i diritti dei lavoratori per contrastare il caporalato ad Agrigento

Ad Agrigento i ragazzi sono 15 e arrivano principalmente dal Benin e dal Mali: «Alcuni hanno già una competenza acquisita nel loro paese, come Rachid che in Benin faceva l’apicoltore e che probabilmente sarà uno dei primi a trovare uno sbocco lavorativo. Nel gruppo c’è anche un ragazzo che presenta disturbi del comportamento a causa dei forti traumi che ha subito in Libia» racconta Carmelo Roccaro della cooperativa Al Kharub che segue Youth & Food ad Agrigento.

I giovani studenti sono molto curiosi, chiedono soprattutto quali prospettive lavorative li aspettano. «Stiamo approfittando di questi giorni di Ramadan per far affiatare il gruppo e fargli conoscere la città e il paesaggio intorno: i ragazzi parlano inglese, francese o arabo e per fortuna il nostro mediatore tunisino conosce tutte e tre le lingue. C’è anche un ragazzo del Bangladesh che non parla nessuna delle tre lingue, e quindi lo seguiamo in maniera particolare. Partiremo a maggio con il corso di cucina, poi attiveremo anche due moduli di apicoltura, per imparare a gestire le api e fare il miele ma anche per costruire i telaini e riparare le arnie. Un’altra competenza molto richiesta in agricoltura è quella della potatura e dell’innesto: su questo lavoreremo molto».

I ragazzi si presenteranno nelle aziende agricole per i tirocini e l’inserimento lavorativo con una competenza che potranno spendere nel proprio curriculum e saranno accompagnati dagli operatori impegnati nel progetto: «Nel nostro percorso cercheremo di trasmettere alcune nozioni di diritto dei lavoratori affinché i ragazzi possano riconoscere e tenersi alla larga dai pericoli dello sfruttamento e del caporalato e vivere sempre liberamente il proprio lavoro e la propria vita» continua Carmelo.

La scuola per mediatori gastronomici di Torino e le ricette del cuore per imparare l’Italiano

A Torino, dove sono stati selezionati 16 ragazzi, perlopiù provenienti da Pakistan, Senegal e Maghreb, e una ragazza dalla Somalia, il progetto è partito da poco: «Abbiamo messo in piedi una vera e propria scuola per mediatori gastronomici. A ogni ragazzo abbiamo chiesto una ricetta del cuore. A partire da queste abbiamo lavorato sull’Italiano: come si scrive una ricetta, quali verbi usare, le unità di misura… Abbiamo coinvolto un cuoco di ciascun Paese che ha preparato i piatti indicati dai giovani e ha insegnato loro a replicarli. È stato un momento molto particolare perché la maggior parte non mangiava il proprio piatto del cuore da quando ha lasciato il paese d’origine» racconta Stefano Di Polito che con la Cooperativa Meeting Service, che ha seguito le fasi di avvio del progetto nelle cucine attrezzate per la formazione professionale delle Fonderie Ozanam di Torino.

Un vero e proprio corso di cucina internazionale che nasce dall’orgoglio della propria provenienza e dalle emozioni che un cibo può suscitare. E così i ragazzi senegalesi hanno riassaggiato e imparato a cucinare il thiebou dien i pakistani hanno richiesto il biryani, mentre i maghrebini hanno raccontato le varianti del couscous. «Non appena finirà il Ramadan ricominceremo con i corsi di cucina internazionale e italiana, accanto alle più classiche lezioni di panetteria e pasticceria, propedeutiche a trovare un tirocinio. I tutor sono selezionati tra giovani nati e cresciuti in Italia ma dello stesso paese di origine dei ragazzi, che è anche un bel modo di far vivere la Torino multietnica. E poi, una sorpresa per chi vorrà seguirci: stiamo pensando a eventi gastronomici e servizi innovativi, in cui i protagonisti sono gli stessi ragazzi, per garantire la sostenibilità economica delle attività». 

«Il nostro obiettivo è garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti, dove il nostro “per tutti” comprende anche i più fragili, come i cittadini migranti e i minori in particolare. Sono gli ultimi: vittime della bugia della crescita infinita, che nutre ingiustizia sociale, iniquità ed esclusione. Attraverso questo progetto vogliamo delineare una narrazione di aggregazione, riscatto, dignità, a partire da un soggetto potente: il cibo» dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.

«Per rendere sostenibile l’inclusione sociale è fondamentale assicurare l’inserimento lavorativo attraverso i tirocini e la nascita di start up grazie alle quali i ragazzi collaboreranno con le realtà del territorio e metteranno alla prova la propria creatività» sottolinea Abderrahmane Amajou, coordinatore della Rete Migranti di Slow Food e referente di Youth & Food. «Si tratta di ragazzi giovanissimi a cui manca l’affetto dei familiari. Ci auguriamo che, proprio grazie alle relazioni che i ragazzi stabiliranno, possano trovare una nuova famiglia sociale che li accolga e li faccia sentire parte di una comunità».

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org.

Al via il progetto Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione

di slowfood

i chiama Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione, si rivolge a sessanta giovani migranti tra i 17 e i 21 anni, coinvolge due regioni (il Piemonte e la Sicilia) e ha l’obiettivo di favorire la crescita inclusiva di giovani donne e uomini stranieri in Italia promuovendo il cibo come veicolo di integrazione, di crescita economica, di occupazione e di sviluppo sociale.

Il progetto, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è stato messo a punto da Slow Food in collaborazione con Al Kharub cooperativa sociale, Sanitaria Delfino Società Cooperativa Sociale, Coop.Meeting Service Catering, Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (AMMI), Comune di Torino, Servizio VIII – Centro per l’Impiego di Agrigento, C.P.I.A. di Agrigento.
La proposta nasce dalla consapevolezza che è oggi necessario più che mai intervenire per sostenere l’inclusione sociale, lavorativa e abitativa dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) che in Italia, stando ai dati di agosto 2020, sono 5.540 (di cui il 95,8% maschi).

La chiave di volta del progetto è il cibo, un linguaggio universale che storicamente rappresenta un veicolo di integrazione, di crescita economica, di occupazione e di sviluppo sociale. L’alimentazione e la cultura gastronomica diventano quindi lo strumento attraverso il quale sviluppare percorsi di inclusione lavorativa (grazie ai momenti formativi nell’ambito della produzione e nel settore della ristorazione) e sociale, intesa come mezzo di dialogo e conoscenza reciproca.

Tra gli scopi del progetto Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione c’è inoltre l’indipendenza abitativa: le ragazze e i ragazzi selezionati, grazie all’autonomia che man mano sapranno guadagnarsi, verranno accompagnati nella ricerca di soluzioni di accoglienza e cohousing. Le competenze sviluppate dai giovani attraverso i percorsi di educazione previsti, infine, genereranno progetti imprenditoriali che proseguiranno anche oltre il termine del progetto Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione.

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org.

Siglato accordo tra il FAI-Giardino della Kolymbetra e Al Kharub per l’introduzione di api nere siciliane

Per i vent’anni della Kolymbethra è stato sottoscritto un accordo tra il FAI e la Coop Sociale Al Kharub per la realizzazione di un piccolo alveare alveare nel giardino. L’iniziativa fa parte del “Progetto Api nei Beni FAI” e il Giardino della Kolymbetra sarà il 14° sito in cui si alleveranno api per contribuire alla loro salvaguardia e ricevere gli innumerevoli benefici che offre questa preziosa specie animale, tra cui l’impollinazione degli agrumi presenti. Sarà anche il contributo del FAI all’azione di tutela e diffusione dell’Ape Nera Siciliana che la Coop. Al Kharub svolge da diversi anni in collaborazione con il Parco della Valle dei Templi di Agrigento nell’ambito del Progetto Diodoros.

5x 1000: un piccolo gesto per colorare il futuro

Da dieci anni con Al Kharub tuteliamo le nostre biodiversità, promuoviamo intercultura attraverso i sapori del territorio, restituiamo dignità alle persone

Scegli di donarci il tuo 5×1000, con la tua firma nella dichiarazione dei redditi e scrivendo il nostro codice fiscale 02639370846.

Farai un piccolo gesto che non ti costa nulla ma che ci aiuterà ad affrontare le grandi sfide che ci attendono. Perchè noi sognamo un futuro a colori💚

Rotary Club con Al Kharub per la tutela dell’Ape nera siciliana

Presentato dal  Rotary Club Agrigento insieme al Rotary International , il progetto HRP, Honey Rotary Project , portato avanti con Al Kharub cooperativa sociale che ha visto l’acquisto di alcune famiglie di api nere siciliane e la sostituzione delle reginen ibride con regine feconde siciliane, con la collaborazione del Parco Archeologico della Valle dei Templi in piena Valle dei Templ. In questo modo, oltre all’introduzione di nuovo materiale genetico nell’areale, verrà incrementata la produzione di miele, destinato ad essere commercializzato con il marchio “Diodoros”

Leggi tutto “Rotary Club con Al Kharub per la tutela dell’Ape nera siciliana”